Villa Signorini | Ercolano
1700-2020. IL PIATTO È IN TAVOLA
testi di Massimo Andrei
con
Daniela Ioia
Una lavapiatti innamorata
Gennaro Silvestro
La crisi del Monzù
Carlo Caracciolo
Cultura culinaria moderna
Massimo Andrei
Odore, sapore e dolore
Quattro storie autonome compongono la quadrilogia dell’amore e del sapore, del gusto e del dolore. I quattro personaggi di epoche diverse hanno a che fare con la moda del cibo, ma non raccontano semplicemente le loro passioni o affezioni in uno storico affresco enogastronomico. Confidano al pubblico le loro crisi, forse buffe, ma pur sempre condite di onesto desiderio. Le mode passano insieme ai loro segni e simboli, ma le dicotomie critiche sono sempre quelle classiche: il nuovo contro la tradizione, chi è innamorato e chi no.
A fine Settecento nelle corti europee si cominciarono a gustare sorbetti ed altri dolci freddi. Nella reggia di Napoli, al servizio di Maria Carolina c’era Umberto, giovane e promettente gelataio. Di lui s’innamora una lavapiatti destinata da piccola al retro cucina. Sulla moda dei nuovi gelati e sorbetti sembra vertere la trama del racconto UNA LAVAPIATTI INNAMORATA, ma in realtà è una storia d’amore repressa e soppressa per gli antichi e tipici motivi di classe. Il racconto è in prima persona narrato dalla sofferente protagonista che smette di torturarsi e comincia ad inveire. Ne scaturiscono esilaranti tirate.
Alla fine del 1800 sullo sfondo della decadenza della nostra classe aristocratica si ambienta il prossimo licenziamento del Monù Arturo. Molte delle casate del Regno delle Due Sicilie potevano permettersi il cuoco francese, o meglio il Monzù, che altri non era che un cuoco napoletano esperto di piatti alla moda francese. Monzù Arturo esprime la malinconia di un mondo in decadenza. Sente e racconta della fine dei pranzi trionfali e si bea della protezione della vecchia marchesa, sua padrona. Non c’è grande futuro per il Monzù ma l’affezione e la dedizione alla propria signora è esempio di nobiltà d’animo. Anche qui la situazione è continuamente buffa ed esilarante.
Nel 2000 l’esaltato Arturò, sacerdote della cucina molecolare, preannuncia piatti che vanno oltre le perle, le schiume, le emulsioni e i gel: la cucina astratta. Con questa, intende superare tutto ciò che esiste di tradizionale e di naturale e affidarsi alla chimica fisica per poter finalmente gustare pietanze color magenta e blu elettrico. Nonostante la sua comica espressività, aveva già predetto il vero quando parlava, anni fa, di preservativi, guanti e mascherine, dispositivi entrati poi nelle nostre vite quotidiane. Forse anche la sua è una forma di cucina alla moda, ma anche la moda racconta la vita. Quella contemporanea a questo terzo protagonista.
Il cunto cuntato è da anni una forma da me prediletta e infatti il quarto personaggio che compare nella quadrilogia de IL PIATTO IN TAVOLA, è un narratore, o meglio, un cantastorie. La storia che viene cuntata è in terza persona, non ha epoca e parla di tutti noi. Il protagonista è il chiatto padre Girolamo, ingordo e obeso, ma la fotografia è della nostra propria esistenza.
Tutti hanno parlato del goloso. La Chiesa della Gola ne ha fatto un vizio capitale. Tutte le ideologie, le fedi, la politica e l’educazione civica hanno condannato, scritto e dipinto il mangione, il peccatore per aggiarusìa. Tutti hanno parlato di lui, ma nessuno, fin dall’epoca antica, ha avuto il coraggio di dire che assomigliava… a me.
Mò ca me so’ fatto gruosse e da quel “tempo che fu di scioscia”, mi ritorna avanti agli occhi quel faccione lucido di Girolamo, solo adesso, ca tengo ‘a panza pur’io, vedo lo specchio della faccia mia. Guardo lui, guardo il viso suo e vedo il mio, le mie speranze, le mie paure, il piacere di sentire con la bocca e di prenderne di più, perché osinò s’ ‘o pigliano l’ate e forse non lo potrò più prendere, forse non lo potrò più avere… Semplicemente perché io non vorrei mai morire… Io non voglio morire… perciò m’abboffo e cerco di godere fino a schiattare.
Non si permettono di dire che lui assomiglia… a te, a lei, a’ signora, a me…. Tanto! Che fa’?! Padre Girolamo sta là e nuie stamme ccà. Cià!
Massimo Andrei
Galleria
foto PLKS
RACCONTI PER RICOMINCIARE
percorsi di teatro dal vivo
28 maggio | 6 giugno 2021
seconda edizione
Racconti per Ricominciare è un festival diffuso di spettacoli itineranti ambientati negli spazi all’aperto di magnifici luoghi del patrimonio storico e artistico del territorio campano, ideato da Vesuvioteatro con il coordinamento artistico di Giulio Baffi e Claudio Di Palma.
Dal 28 maggio al 6 giugno, 12 siti monumentali della Campania si trasformano in suggestivi palcoscenici per 12 percorsi teatrali messi in scena prima del tramonto da oltre 60 artisti, in simbiosi con i paesaggi e le architetture che li ospitano. Anche quest’anno gli spettacoli si svolgono all’aperto, per un numero limitato di spettatori e nel pieno rispetto delle misure anti-covid, per ricominciare a vivere il teatro in totale sicurezza. Scopri il programma.