Bella e Bestia
tratto dalla fiaba di
Jeanne-Marie Leprince de Beaumont
rielaborazione e regia
Claudio Di Palma
con
Renato De Simone, Irene Grasso, Gioia Miale, Fabio Rossi
costumi
Annamaria Morelli
oggetti di scena
Mauro Rea, Vincenzo Fiorillo
realizzazione costumi
Federica Calabrese, Scuola della Moda Partenopea
distribuzione
Il Teatro Del Sole di Francesca Calabrese
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
La Bella figlia di un mercante è trattenuta in prigionia da una Bestia dalle fattezze orribili. La reclusione e la separazione dalla famiglia, imposte alla ragazza, sono il segno punitivo inflitto proprio al vecchio genitore resosi colpevole del furto di alcune rose dal giardino del mostro. La ragazza, tuttavia, non resta intimorita o turbata dalla figura spaventosa del suo carceriere, ma ne impara a scoprire e suscitare eleganza di modi e nobiltà di cuore, fino a farlo innamorare, a innamorarsene e a decidere di sposarlo. Il mostro, allora, si rivelerà, anche nell’aspetto, sorprendentemente principesco ed il lieto fine potrà inevitabilmente compiersi. Anche nell’asciuttezza di questa sintesi di Bella e Bestia è riconoscibile quella linea sottile, ma marcata, tipica delle favole in cui si racconta del percorso di crescita e conoscenza di un’adolescente. In questo caso l’allontanamento forzato e obbligato della ragazza dalla tutela paterna è ulteriormente eloquente e il distacco viene mostrato come indispensabile passaggio per il riconoscimento dei profondi e più veri desideri della giovane donna. Se si pensa, inoltre, che l’oggetto del desiderio per cui Bella lascia la protezione genitoriale non è un incantevole principe, ma un mostro dai lineamenti animaleschi ci si renderà conto che siamo di fronte ad una storia eccezionale che sa dirci molto sulla capacità di accettazione del diverso da sé, sulle deformità degli uomini, ma anche sulla forza del sentimento profondo che può prescindere dalle apparenze e che sa rivelare verità e valori nascosti.
Uno spettacolo itinerante che, rielaborando varie versioni del testo e confrontandosi anche con quelle più recenti, proporrà una fantasia rappresentativa caratterizzata da costumi sontuosi e coloratissimi che costellano il percorso e che simbolicamente si propongono come involucri nei quali ricercare sensibilità, corpi, parole e sentimenti nascosti. Il mostro aleggerà nel percorso e starà ai piccoli spettatori scoprire se è chiuso in un castello o forse più “semplicemente” in ognuno di noi.
Claudio Di Palma